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La parola Liberty deriva dal nome dei grandi magazzini londinesi
di Arthur Lesenby Liberty, specializzati in prodotti di gusto floreale.
È una corrente di gusto che si è diffusa in Italia all’inizio
del Ventesimo secolo. Si è ispirata ai modelli dell’Art Nouveau, in particolare
nel campo delle arti decorative.
È nato in Gran Bretagna tra il 1870 e il 1880 ad opera di
William Morris, Arthur Heygate Mackmurdo ed Henry Van De Velde.
Da qui viene denominato anche Art Nouveau in Francia, floreale
in Italia, Jugendstil in Germania e Secessione in Austria. È un movimento nato
come protesta contro la sopravvivenza nell’arte dei vecchi motivi decorativi
classici e gotici. È caratterizzato dall’uso di linee morbide e curve e forme
asimmetriche.
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Diversi sono i monumenti che testimoniano quest’arte che si
trovano a Palermo. Tra questi, c’è il villino Florio.
Si raggiunge da via Guglielmo Oberdan. Questa villa fu edificata
nel 1899 su progetto di Ernesto Basile. All’esterno presenta corpi asimmetrici,
torrette e terrazze.
Gli interni – i cui arredi furono realizzati nel 1902 dalla ditta Ducrot – sono stati curati
meticolosamente nella decorazione floreale, che investe ogni minimo dettaglio:
dal grande fregio, che orna il soffitto ligneo del salone del primo piano alle
singole maniglie.
Gli interni, devastati dall’incendio del 1962, erano
elegantemente definiti. Al piano terra, c’erano la sala biliardo ed i servizi.
Al primo piano, ci sono i saloni di rappresentanza dove si possono ammirare i
resti di un camino in legno, ed il soffitto a travature in mogano, percorso
diagonalmente da un fregio floreale. Al secondo e al terzo piano, si trovano le
stanze da letto e i bagni.
Il sistema di collegamento tra i piani si avvale di uno scalone
monumentale in noce. Il villino fu utilizzato inizialmente come foresteria e
padiglione per ricevimenti. Divenuto nel 1909 residenza di Vincenzo Florio, che
lo abitò sino al 1911. Dopo il 1918 la villa passò ad altri proprietari. Dopo
l’incendio del 1962 fu acquistata dalla Regione siciliana ed è rimasta inutilizzata
sino al restauro del 2002. Oggi è destinato ad esposizioni temporanee ed è sede
di rappresentanza dell’Assessorato regionale Beni Culturali ed Ambientali.
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